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Salve a tutti
Sulla pagina di caridine.it, di cui sono un amministratore, ho constatato che molti utenti presentano una difficoltà nel riconoscimento delle specie della microfauna presente nelle vasche di allevamento e, proprio per questo motivo, ho deciso di dedicare al mio blog un articolo inerente a questi piccoli esserini che possono abitare le nostre vasche. Premettendo che la tassonomia è sempre in continua evoluzione e aggiornamento, cercherò di descrivere i vari taxa nel modo più corretto possibile, seguendo le direttive dei vari enti scientifici preposti alla tassonomia.
Buona lettura
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(Immagine modificata da www.wikipedia.org) |
Subphylum Crustacea
Nessun gruppo di piante o animali esistenti sul pianeta ha un range di diversità morfologica pari a quella dei crostacei ed è proprio questa caratteristica che rende lo studio dei crostacei molto interessante. I crostacei (dal latino crusta = guscio) sono un subphylum degli Artropoda, comprende numerosissime specie, all'incirca 71.000 specie descritte ("WoRMS - World Register of Marine Species") nelle quali sono comprese specie molto famose e molto apprezzate anche a livello economico quali aragoste, gamberi, granchi ma anche altre che sono rilevanti per il loro ruolo ecologico come i copeopodi, pulci d'acqua e i balani. Questo subphylum comprende specie prettamente acquatiche, per lo più marine. I crostacei posseggono due paia di antenne; il loro corpo si divide prettamente in tre regioni (definiti tagmata): il capo, torace e addome ma ovviamente possono non essere omologhi fra i tutti i vari componenti del subphylum (Hickman et al, 2007). In molti crostacei la cuticola dorsale del capo si estende posteriormente e sui lati dell'animale, andando a coprire o addirittura fondersi con alcuni o tutti i somiti toracici e addominali; questa copertura prende il nome di carapace (Hickman et al, 2007).
Classe Copepoda
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Fig.0 - Copepodi Cyclops (Immagine www.wikipedia.org) |
I primi della lista sono i copepodi (dal greco kope, remo, + pous,podos, piede).
Questi sono piccoli crostacei, sia marini che d'acqua dolce, che formano gran
parte del zooplancton e che possono popolare molto facilmente le nostre vasche
d'allevamento. Mancano di carapace e conservano un occhio naupliare semplice e
mediano anche negli adulti (Hickman et al, 2007).
Il genere più famoso e diffuso di copepodi d'acqua dolce sono i Cyclops, che
comprende numerosissime specie (Kipp et al, 2020).
Il nome di questi animali deriva dai famosi personaggi della mitologia greca, i
ciclopi con i quali condividono la caratteristica di avere un singolo occhio
grande al centro del cefalo. Sono organismi piccoli, infatti la loro lunghezza
va dai 0,05 nanometri ai 5 mm (Light, 1940). I Cyclops sono
presenti praticamente in qualsiasi ambiente acquatico d'acqua dolce come laghi,
stagni, fiumi torrenti (Strickler,1975).
Sono specie onnivore, infatti possono nutrirsi di particelle organiche presenti
nei sedimenti, di microalghe e anche di larve di piccoli animali (Kipp et al, 2020).Il
dimorfismo sessuale è ben evidente, infatti gli esemplari femminili presentano
due sacche ovigere in cui sono contenute le uova ( visibile in Fig.1), mentre
gli esemplari maschili , di cui è visibile un esemplare in Fig.2, presentano un
paio di antenne più sviluppato che, durante l'accoppiamento, ha funzione di
ancoraggio (Light,1940).
Fig.2- Cyclops genere maschile (Foto De Vito Giovanni) |
Fig.1- Cyclops genere femminile in cui sono visibili le sacche ovigere (Foto De Vito Giovanni) |
Sono organismi completamente innocui e possono essere un'ottima variabile di fonte proteica per la fauna presente nostre vasche.
Classe Ostracoda
I mussel - shrimp o, più comunemente chiamati ostracodi (dal greco ostrakodès, testaceo, cioè con una conchiglia), sono piccoli crostacei bivalvi. Sono molto abbondanti nella maggior parte delle acque interne, principalmente concentrati nelle comunità bentoniche e perifitiche (comunità presenti sulle radici delle piante acquatiche), ma sono presenti anche negli ambienti marini, interstiziali e persino negli ambienti terrestri e semi-terrestri (Martens K. et al, 2007). Il loro corpo è racchiuso tra due valve calcificate, che possono essere connesse tra di loro nella parte dorsale tramite semplice chitina o tramite un dispositivo di bloccaggio antiscivolo costituito da calcite complessa (Karanovic, 2012). La struttura che che si viene a formare dall'unione di queste componenti è un guscio protettivo calcificato, formato da cristalli di magnesio e calcio, in forma di calcite. Il guscio ha un'importante funzione nell'anatomia dell'animale, infatti protegge e avvolge l'animale dall'attacco di predatori, è un organo che provvede alla stabilità nella vita bentonica dell'animale e, infine, è una struttura di ancoraggio per le parti morbide, come i muscoli degli arti (Karanovic, 2012). Gli ostracodi sono contenuti all'interno di questa struttura sin dai primi stadi del loro sviluppo e, come si può ben immaginare e, ed è anche visibile nel video che ho postato ad inizio articolo, mantengono la stragrande maggioranza del loro corpo all'interno di questo guscio protettivo,fatta ad eccezione per gli arti, deputati al movimento e per le antenne che hanno funzione sensoriale (Martens K et al, 2007). Il guscio può presentare diverse forme e caratteristiche, assumendo un importante ruolo nella tassonomia di questi animali. Negli ostracodi d'acqua dolce, la forma caratteristica osservando l'animale lateralmente, è a forma di rene o fagiolo e, possono assumere varie colorazioni che vanno dal bianco a una colorazione molto vivida di vari colori.
Per quanto riguarda il dimorfismo, per alcune specie è veramente difficile riuscire a distinguere gli esemplari maschili da quelli femminili,ma in altri è più semplice, come ad esempio nella famiglia Cypridoidea, gli esemplari maschili sono molto più larghi e presentano una camera nella parte posteriore del loro corpo dove è presente l'organo copulatore, mentre le femmine sono molto più piccole e presentano una forma diversa (Karanovic, 2012). In Fig.3 è possibile osservare l'interno di due esemplari: femminile e maschile di Candonopsis kingsleii.
Gli ostracodi presentano vari modi di riproduzione e molte specie presentano addirittura una riproduzione di tipo mista. Questo vuol dire che sono presenti popolazioni partenogenetiche, ossia popolazioni che consistono di sole femmine partenogenetiche(), popolazioni formate da individui maschili e femminili sessuali e/o popolazioni bisessuali. Ciò è dovuto molto probabilmente all'influenza dei vari fattori ambientali che questi organismi hanno subito durante la loro evoluzione, infatti è risaputo che molti organismi possono cambiare il modo di riproduzione a secondo della temperatura,della disponibilità di cibo, presenza di organismi endosimbiotici etc. (Karanovic, 2012).
Gli ostracodi riscuotono un grande interesse poiché sono definiti come organismo modello negli studi ecologici ed evolutivi. Ciò è dovuto principalmente al fatto che le valve calcificate degli ostracodi d’acqua dolce possono essere molto abbondanti nei sedimenti lacustri, questo è un’ottima fonte di studio dell'evoluzione della genetica degli ostracodi e/o dei loro tratti biologici, nel corso dell’evoluzione (Martens K. et al, 2007). Gli ostracodi sono definiti anche organismi modello per la ricerca sull'evoluzione dei metodi riproduttivi (Martens, 1998) e inoltre sono studiati poiché rappresentano un ottimo modello per i cambiamenti climatici ed ecosistemici (Holmes & Chivas, 2002). Come per i copepodi, anche gli ostracodi non rappresentano una minaccia per la fauna presente nelle nostre vasche ma, anzi, possono essere una fonte proteica e soprattutto degli ottimi pulitori del sedimento.
I platelminti o vermi piatti (platy = piatto; helminth = verme) sono gli animali più semplici tra quelli a simmetria bilaterale. Hanno dimensioni variabili, vanno da pochi millimetri a vari metri di lunghezza e il loro corpo appiattito può avere varie forme, infatti può essere sottile, allargato, a foglia e a nastro. Questo phylum comprende quattro classi, la classe Turbellari include forme non parassite, mentre le classi Monogea,Trematoda e Cestoda sono tutte parassite (Hickman et al, 2007). Ad oggi la sistematica è in continua evoluzione, di fatti alcune classi citate sono state revisionate e non sono più accettate da alcuni studiosi poiché considerate gruppo parafiletico. Importante ai fini di questo articolo sono i rappresentanti appartenenti al genere Planaria e i rappresentanti dell'ordine Rhabdocoela.
Genere Planaria
I vermi piatti appartenenti al genere Planaria presentano un corpo morbido con un piano corporeo triploblastico (animale il cui sviluppo embrionale comporta la formazione di tre foglietti embrionali: endoderma, mesoderma ed ectoderma) e privi di segmentazione visibile (Rink J.C, 2013). Sono note centinaia di specie, tra le quali quelle di acqua dolce e marina e sono note persino forme terrestri. Le planarie hanno attirato da tempo l'attenzione dei biologi a causa delle loro sorprendenti capacità rigenerative, della capacità di ridimensionamento del loro corpo a seconda della disponibilità di cibo e della grande presenza di cellule staminali adulte (Rink J.C, 2013).
Alcune specie di planarie, specialmente quelle d'acqua dolce, sono caratterizzate da due macchie rotonde nella regione cefalica somiglianti a degli occhi (ma sono conosciuti anche come ocelli) in grado di rilevare l'intensità della luce. In alcune specie gli ocelli possono essere molto più di due. Queste macchie oculari fungono da fotorecettori e vengono utilizzati per allontanarsi dalle fonti di luce (Hickman et al, 2007). Proprio questa caratteristica è uno dei primi elementi diagnostici per poter riconoscere una planaria, infatti è ben risaputo che quest'ultime hanno "gli occhi storti" proprio perché la posizione degli ocelli ricorda la tipica condizione di chi possiede questo difetto. Un altro carattere diagnostico è la tipica forma a freccia della regione cefalica. In Fig.4 sono visibili alcune delle specie europee. Un'altra caratteristica importante delle planarie riguarda il loro sistema digerente, dove la particolarità risiede nell'avere un faringe muscoloso che si apre posteriormente appena all'interno della bocca, può essere anche estroflesso Fig.6 (c).
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Fig.5 - (a) Visione dall'alto di planaria, (b) sezione trasversale a livello del faringe (Immagine Hickman et al,2007) |
A livello superficiale, le planarie d'acqua dolce possono sembrare piuttosto appiattite, dei semplici vermi di colore sbiadito e senza appendici visibili, ma ad uno sguardo più attento rivelano una serie di sistemi di organi simili ad altri animali triploblastici. In primis possiedono un epiderma con muscoli e ciglia, con i quali possono muoversi. L'epiderma contiene piccoli corpiccioli a forma di bastoncello, i rabditi, che, gonfiandosi, formano un astuccio mucoso protettivo intorno al loro corpo (Hickman et al, 2007). Possiedono un cervello che comprende diversi sistemi neurotrasmettitori (Umesono e Agata 2009), una cavità gastrovascolare altamente ramificata, incaricata sia della digestione che della distribuzione dei nutrienti (Forsthoefel et al, 2011), un sistema escretore protonefridico con interessanti omologie evolutive al rene presente nei vertebrati (Rink et al. 2011; Scimone et al. 2011), diversi organi sensoriali e un sistema riproduttivo ermafrodito (Newmark et al. 2008). Le planarie sono davvero sorprendenti a livello biologico: simili alle bestie mitologiche, hanno la capacità di rigenerarsi nella loro interezza anche da piccoli resti di lesioni e, i ceppi asessuati sembrano essere esenti dagli effetti dell'invecchiamento fisiologico (Mouton et al. 2011; Pearson e Sánchez Alvarado 2008; Tan et al; 2012). In Fig.6 sono visibili in modo grafico gli organi di una planaria.
La loro riproduzione è sia sessuale che asessuale. La riproduzione sessuale consiste nello scambio di materiale genetico e infine con la deposizione di uova, che possono anche incistarsi e rimanere per molto tempo in uno stato di quiete finché non si presentano le condizioni favorevoli per la schiusa (Hickman et al, 2007). Questo è molto probabilmente la causa per la quale questi animali compaiono in molte vasche appena avviate, allestite con fondi allofani e senza piante e arredi. Molte planarie si possono riprodurre asessualmente tramite scissione, infatti grazie alle loro incredibili abilità rigenerative, possono costituire un nuovo individuo anche solo da un piccolo frammento del loro corpo. Qui lascio un link di un video del sito youtube in cui è ben visibile questa loro particolare abilità: rigenerazione planarie https://www.youtube.com/watch?v=hTC1eNTBXvE
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Fig.7 - Trappola per planarie (Foto di De Vito Giovani) |
Il miglior metodo per eliminarle nelle nostre vasche è fare in primis una rimozione coatta degli individui adulti tramite delle trappole come in Fig.7, in cui all'interno di una siringa modificata, è stato posto un pezzo di prosciutto per far da esca. Dopo aver effettuato ciò, è consigliato proseguire con un trattamento per eliminare le uova e altri eventuali individui che non sono stati catturati. Ritengo che i migliori prodotti per il rapporto qualità-prezzo-reperibilità sono il No-planaria della Genchem e un medicinale per uso veterinario, il Panacur. E' vivamente consigliato effettuare almeno due cicli di trattamento, poiché le uova, specialmente se incistate, resistono facilmente ai primi trattamenti.
Ordine Rhabdocoela
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Fig.8 - Esemplare appartente ai Rhabdocoela (immagine plantedtank.net) |
Come facilmente intuibile, questi animali vengono facilmente scambiali per i loro cugini più prossimi, le planarie. Ad un occhio attento però si possono notare facilmente delle differenze. In Fig.9 è presente un'immagine comparativa.
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Fig.9 - Immagine comparativa di planaria a sx e rhabdocoela a dx. (Immagine fishlab.com) |
Uno delle prime differenze è che la maggior parte delle planarie è caratterizzata dalla regione cefalica a forma di triangolo, mentre i rabdocoeli la presentano arrotondata. Un'altra grande differenza risiede nel non poter riscontrare facilmente gli ocelli nei rabdocoeli e, infine, ma questa condizione non risulta essere sempre molto attendibile, poiché esistono planarie che assumono varie colorazioni, i rabdocoeli si presentano nella stragrande maggioranza con un colore bianco e in alcuni parti del corpo addirittura trasparente.
Grazie proprio a queste distinzioni che dobbiamo porre l'attenzione per il riconoscimento di questi animali, poiché, a differenze delle planarie, essi sono del tutto innocui e non recano nessun disturbo o danno alla fauna presente nelle nostre vasche.
Sottoclasse Hirudinae
La sottoclasse Hirudinae conta 229 specie ("WoRMS - World Register of Marine Species") riscontrabili principalmente negli ambienti d'acqua dolce, poche sono marine e altre si sono adattate all'ambiente terrestre in regioni calde e umide. La maggior parte delle specie misura tra i 2 e i 6 cm in lunghezza, ma ci sono anche specie che possono arrivare ai 20 cm e oltre. Solitamente il loro corpo è compresso nella regione dorso-ventrale e presentano una varietà di forme e colori, infatti possono essere nere, marroni rosse o verde oliva.
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Fig.10 - Varie specie di sanguisughe (Immagine afterka.com) |
Gli irudinei presentano un numero fisso di segmenti, di solito 34, una ventosa anteriore e una posteriore. Non presentano parapodi (ad eccezione di un solo genere Acanthobdella) (Hickman et al, 2007). Molti irudinei sono predatori di piccoli invertebrati, altri sono parassiti temporanei ed ematofagi (si nutrono di sangue), mentre altri sono parassiti permanenti che non abbandonano mai il loro ospite. La maggior parte degli irudinei possiede una proboscide protusibile muscolosa o un faringe muscolo, dotato di tre mascelle armate di denti. Si nutrono dei fluidi corporei delle loro prede, penetrandone gli strati superficiali con la proboscide e aspirano
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Fig.11 - Theromyzon thessulatum una delle più comuni sanguisughe riscontrabili in acquario (Immagine http://aquariummicrogallery.blogspot.com) |
i fluidi con il loro potente faringe muscoloso.
Particolare le specie ematofage secernono un anticoagulante nella loro saliva. Gli irudinei sono ermafroditi, ma possono praticare la fecondazione incrociata durante l'accoppiamento. Gli spermatozoi vengono trasferiti grazie a un pene o per puntura all'interno del derma. Essendo anche loro policheti clitellati, possiedono un clitello che è però visibile solo durante la stagione degli accoppiamenti. Il clitello, dopo l'accoppiamento, secerne un bozzolo che riceve uova e spermatozoi. Questi bozzoli possono essere seppelliti nel fango, attaccati a oggetti sommersi. (Hickman et al, 2007).
Data la loro natura predatoria, questi esseri possono essere molto pericolosi per la fauna delle nostre vasche d'allevamento, specialmente per le caridine. Questi animali possono essere facilmente scambiabili per altre specie di vermi, ma se si presta attenzione a vari particolari, non dovrebbe essere difficile distinguerli. La prima cosa da osservare è il movimento, infatti questi animali possono nuotare e soprattutto non strisciano, si muovono grazie alle loro ventose con un tipico movimento a scatti in avanti. Facendo aderire in molto alternato le due ventose, prima quella della regione cefalica e in seguito l'altra, possono spostarsi facilmente nell'ambiente. Qui un video esplicativo: "Leech locomotion"
Phylum Cnidaria
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Fig.12 - particolare di un cnidocita in azione di uno cnidario (Immagine Hickman et al,2007) |
Il phylum Cnidaria (dal greco knide, ortica + latino aria, suffisso plurale, simile a, connesso con) è un taxon che consiste di quasi 12.000 specie ("WoRMS - World Register of Marine Species"). Il loro nome deriva dai cnidociti, le cellule che contengono gli organelli urticanti, le nematocisti, che vengono prodotte ed utilizzate solo dagli cnidari e quindi sono caratteristiche proprio di questo phylum (Hickam et al, 2007). La maggior parte delle specie appartenenti a questo phylum sono sessili, mentre quelle che non lo sono, come ad esempio le meduse, non sono degli ottimi nuotatori e non sono in grado di contrastare il modo di onde o delle correnti. Anche se non sono dei predatori attivi, sono predatori molto efficienti che possono uccidere animali molto più grandi e veloci di loro grazie proprio ai loro tentacoli rivestite dei nematocisti. In Fig.12 è riportato il particolare di uno cnidicita.
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Fig.13 - Hydra in acquario (Immagine sfkacquatics) |
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Fig.14 - Idra con una gemma in via di sviluppo e un ovario (Immagine Hickman et al, 2007) |
Classe Hydrozoa
La comune idra d'acqua dolce è un polipo solitario appartenente alla classe degli Idrozoi ed è uno dei pochi rappresentanti degli Cnidari nella acque dolce. Infatti la maggior parte degli Hydrozoa sono animali marini e coloniali e il loro ciclo comprende tipicamente una fase asessuata polipoide e una fase assessuata medusoide. Le idra fanno eccezione poiché mancano della fase medusoide. Per questo motivo, ma anche perché sono facilmente reperibili e hanno dimensione ottime per lo studio, le idra sono ritenuti organismi modello per la descrizione degli Cnidaria, anche se per alcuni aspetti (come la già citata assenza della fase medusoide) non possono essere considerati degli Idrozoi tipici.
Il suo habitat sono le pagine inferiori delle foglie di piante acquatiche nelle acque limpide di pozze e ruscelli. Il genere Hydra conta 40 specie descritte diffuse in tutto il mondo ("WoRMS - World Register of Marine Species"). Il corpo di un'idra può arrivare a una lunghezza di 25-30 mm, può anche contrarsi fino a ridursi a una piccola massa gelatinosa di pochissimi mm.
Il loro corpo è formato da un tubo cilindrico con l'estremità inferiore allungata in un sottile peduncolo che termina con un disco basale (o pedale) che serve per far ancorare l'animale. Il disco possiede delle cellule ghiandolari che consentono all'animale di aderire al substrato, ma anche di secernere una bolla di gas per galleggiare. Al centro del disco può essere presente un poro da cui fuoriesce il materiale di rifiuto. La bocca è circondata da 6 o 10 tentacoli che insieme al corpo, possono allungarsi quando l'animale è affamato. In alcuni individui possono essere presenti delle gemme che escono sui lati del polipo dell'animale, ciascuna dotata di bocca e tentacoli (dettaglio Fig.14). Particolare è la sostanza responsabile dell'apertura della bocca, la forma ridotta del glutatione. Questa si trova, in concentrazioni diverse, in tutte le cellule viventi e, proprio il glutatione è rilasciato dalla preda attraverso le ferite provocate dai nematocisti, ma la particolarità che contraddistingue queste specie è che solo gli organismi che ne rilasciano una quantità sufficiente per attivare la risposta chimica, saranno mangiati dalle idre (Hickman et al, 2007). Ciò spiega come le idra possano distinguere una specie appetibile da un'altra.
I testicoli e gli ovari, quando presenti, formano degli ingrossamenti sulla superficie del corpo dell'animale (Fig.14). Nella riproduzione sessuale, si formano delle gonadi temporanee, di solito nel periodo autunnale sotto lo stimolo dell'abbassamento delle temperature e del tenore di ossigeno (Hickman et al, 2007). Le uova negli ovari maturano una alla volta e vengono fecondati da speramtozoi dispersi nelle acque. Intorno all'embrione, prima che questo si distacca dal genitore, si forma una cisti, che gli consentirà di superare le condizioni sfavorevoli, tipiche nel periodo invernale. In primavera, quando di solito le condizioni tornano ad essere favorevoli, le giovani idre si sviluppano.
Nella riproduzione asessuale le gemme compaiono come escrescenze della parete del corpo e, dopo il distaccamento, si svilupperanno come nuovi esemplari (Fig.15)
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Fig.15 - schema del processo del distaccamento di una gemma matura (Immagine fishlab.com) |
Le idra come gli altri esponenti degli Hydrozoa, seppur momentaneamente, possono formare colonie. Uno o più individui possono rimanere attaccati al genitore e creare un organismo definito idroide. L'idroide tipico presenta una base, uno stelo e uno o più polipi terminali (chiamati zooidi). Gli zooidi possono avere varie funzioni, ma nelle idra sono deputati all'alimentazione (per questo definiti gastrozooidi) (Hickman et al, 2007). Questi catturano e ingeriscono le prede fornendo nutrimento all'intera colonia.
Fig.16 - Idra che ha predato una baby caridina (Immagine da fonte sconosciuta) |
Queste che ho descritto sono alcune delle specie riscontrabili nei nostri acquari, ma per alcune delle loro caratteristiche meritavano un'approfondita descrizione. Ovviamente non sono le uniche che possiamo osservare, infatti non è raro vedere altri vermi o altre piccoli animaletti sui vetri nelle nostre vasche. Per fortuna sono quasi del tutto innocue e soprattutto detrivore. Possiamo incontrare dei vermi sottili e filiformi di colore bianco che si muovono liberamente per la vasca, i nematodi (Fig.17 e un bel video dove è possibile osservarne uno in movimento "nematoda in aquarium"), o altri molto simili ma molto più lunghi, dal colore un po' più rosato e che rimangono ancorati al substrato, i tubifex, famosi per essere allevati e utilizzati come fonte proteica per i pesci (Fig.18 e questo video "tubifex worms in aquarium").
Fig.17 - Nematoda (foto di De Vito Giovanni) |
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Fig.18 - Tubifex (Immagine alchetron.com) |
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Fig.19 - Daphnie in acquario (Immagine da theaquarium.club) |
Per quanto riguarda gli artropodi, è possibile incontrare gli acari d'acqua dolce che, possono sembrare pericolosi ma sono innocui. (Fig.20)
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Fig.20 - Acaro acquatico (Immagine caudata.org) |
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Fig.21 - Colonia di funghi mucillaginosi in acquario (Immagine da "www.2.palomar.edu) |
Ragazzi dopo i funghi voglio chiudere la mia lista. Ritengo che le specie più particolari siano state descritte, ma ovviamente il mondo sommerso offre una vastissima gamma di organismi quindi a questo punto lascio a voi le parole e i commenti per eventuali aggiunte o sistemazioni.
Spero che il seguente articolo sia stato di vostro interesse e gradimento.
Bibliografia
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